Pirelli, le architetture dell’industria
La costruzione del Grattacielo ben rappresenta l’approccio globale di Pirelli al tema dell’architettura industriale. Già la costruzione del primo stabilimento, inaugurato nel 1873 in via Ponte Seveso a Milano, fece scrivere al giornalista de L’industriale in visita al cantiere nel luglio 1872 che l’edificio era “di mole non comune, e non privo di quella robusta eleganza di cui vanno superbi molti stabilimenti esteri”. Quegli stabilimenti che il giovane ingegnere Giovanni Battista Pirelli aveva visitato un paio d’anni prima, nell’inverno 1870, nel corso del suo viaggio di istruzione all’estero, frutto della borsa di studio guadagnata al Politecnico a fine corso di laurea. Stabilimenti in Francia, in Germania, in Belgio, in Svizzera: un Nuovo Mondo industriale, rappresentato anche da architetture che avrebbero delineato il futuro skyline delle città.
Nell’articolo del giornale L’Industriale del 1872 si legge anche che lo stabilimento di via Ponte Seveso “verrà ad accrescere l’aspetto simpatico e industriale di quel quartiere che, scelto da alcuni anni a dimora di una gran parte dell’industria cittadina, sembra chiamato ad un bellissimo avvenire”. Se questo può esser vero per l’area a quei tempi detta “dei Corpi Santi” di Milano, una periferia dove oggi c’è Piazza Duca d’Aosta, ancor più vero lo sarebbe diventato a partire dal 1908 con l’edificazione dello stabilimento di Bicocca. Un insediamento industriale destinato a raggiungere, a metà del Novecento, il milione di metri quadri e a far crescere attorno a sé un intero quartiere di Milano. Al centro di questa “città della gomma” sorse, a partire dal 1950, la torre di raffreddamento adibita al recupero del vapore necessario alla produzione dei pneumatici. Un gigantesco camino alto quaranta metri, un iperboloide di cemento che svettava nel cielo di Milano. Quella torre di raffreddamento è oggi rinchiusa e protetta dentro un cubo di cemento armato, una facciata a cristallo per guardare ed essere guardata da fuori. L’Headquarters Pirelli venne visto così da Vittorio Gregotti, quando disegnò nel 1985 il nuovo assetto urbanistico di Bicocca. Nel 1960 venne inaugurato il Grattacielo a Milano, ma altri edifici simbolo dell’azienda gli si affiancarono ben presto: nel 1961 la Pirelli brasiliana aprì la sua nuova sede nella torre di Campos Eliseos a San Paolo, a fine anni Sessanta la consociata argentina del Gruppo fece progettare all’architetto italiano Mario Bigongiari la propria Torre Pirelli a Buenos Aires. Altri edifici industriali, altri architetti illustri: Roberto Menghi progettò nel 1958 l’Istituto Piero Pirelli, in viale Fulvio Testi a Milano, mentre Giuseppe Valtolina già aveva firmato nei primi anni Cinquanta l’impianto industriale di Settimo Torinese.
É qui che nel 2011 prende vita la “fabbrica tra i ciliegi”, il nuovo Polo Industriale Pirelli, di cui l’architetto Renzo Piano progetta la “Spina”, struttura centrale di servizi, uffici e laboratori. Nelle parole del Vicepresidente Marco Tronchetti Provera, “La fabbrica è un luogo complesso, di attività e rapporti, di contrasti, ma soprattutto di dialoghi e sintesi originali. Elementi cui è importante dare visibilità, affinché siano conosciuti per andare oltre i vecchi luoghi comuni e i sistemi di relazione superati dal corso delle cose”.
La costruzione del Grattacielo ben rappresenta l’approccio globale di Pirelli al tema dell’architettura industriale. Già la costruzione del primo stabilimento, inaugurato nel 1873 in via Ponte Seveso a Milano, fece scrivere al giornalista de L’industriale in visita al cantiere nel luglio 1872 che l’edificio era “di mole non comune, e non privo di quella robusta eleganza di cui vanno superbi molti stabilimenti esteri”. Quegli stabilimenti che il giovane ingegnere Giovanni Battista Pirelli aveva visitato un paio d’anni prima, nell’inverno 1870, nel corso del suo viaggio di istruzione all’estero, frutto della borsa di studio guadagnata al Politecnico a fine corso di laurea. Stabilimenti in Francia, in Germania, in Belgio, in Svizzera: un Nuovo Mondo industriale, rappresentato anche da architetture che avrebbero delineato il futuro skyline delle città.
Nell’articolo del giornale L’Industriale del 1872 si legge anche che lo stabilimento di via Ponte Seveso “verrà ad accrescere l’aspetto simpatico e industriale di quel quartiere che, scelto da alcuni anni a dimora di una gran parte dell’industria cittadina, sembra chiamato ad un bellissimo avvenire”. Se questo può esser vero per l’area a quei tempi detta “dei Corpi Santi” di Milano, una periferia dove oggi c’è Piazza Duca d’Aosta, ancor più vero lo sarebbe diventato a partire dal 1908 con l’edificazione dello stabilimento di Bicocca. Un insediamento industriale destinato a raggiungere, a metà del Novecento, il milione di metri quadri e a far crescere attorno a sé un intero quartiere di Milano. Al centro di questa “città della gomma” sorse, a partire dal 1950, la torre di raffreddamento adibita al recupero del vapore necessario alla produzione dei pneumatici. Un gigantesco camino alto quaranta metri, un iperboloide di cemento che svettava nel cielo di Milano. Quella torre di raffreddamento è oggi rinchiusa e protetta dentro un cubo di cemento armato, una facciata a cristallo per guardare ed essere guardata da fuori. L’Headquarters Pirelli venne visto così da Vittorio Gregotti, quando disegnò nel 1985 il nuovo assetto urbanistico di Bicocca. Nel 1960 venne inaugurato il Grattacielo a Milano, ma altri edifici simbolo dell’azienda gli si affiancarono ben presto: nel 1961 la Pirelli brasiliana aprì la sua nuova sede nella torre di Campos Eliseos a San Paolo, a fine anni Sessanta la consociata argentina del Gruppo fece progettare all’architetto italiano Mario Bigongiari la propria Torre Pirelli a Buenos Aires. Altri edifici industriali, altri architetti illustri: Roberto Menghi progettò nel 1958 l’Istituto Piero Pirelli, in viale Fulvio Testi a Milano, mentre Giuseppe Valtolina già aveva firmato nei primi anni Cinquanta l’impianto industriale di Settimo Torinese.
É qui che nel 2011 prende vita la “fabbrica tra i ciliegi”, il nuovo Polo Industriale Pirelli, di cui l’architetto Renzo Piano progetta la “Spina”, struttura centrale di servizi, uffici e laboratori. Nelle parole del Vicepresidente Marco Tronchetti Provera, “La fabbrica è un luogo complesso, di attività e rapporti, di contrasti, ma soprattutto di dialoghi e sintesi originali. Elementi cui è importante dare visibilità, affinché siano conosciuti per andare oltre i vecchi luoghi comuni e i sistemi di relazione superati dal corso delle cose”.