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La Fondazione Pirelli

A long history of research, innovation and technology

La Fondazione Pirelli

A long history of research, innovation and technology

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"Il Progetto Bicocca"

A partire dagli anni Settanta l’immenso stabilimento della Pirelli a Bicocca subisce un progressivo ridimensionamento, dovuto alla crescente automazione dei processi produttivi e alla crescita delle attività di terziario avanzato. Nel 1985, in collaborazione con il Politecnico e il Comune di Milano, Pirelli lancia un grande concorso per dare nuova vita all’area.  Dei primi 18 progetti presentati da altrettanti architetti di fama internazionale, passano alla seconda fase del concorso quelli degli studi Gabetti & Isola, Gino Valle, Gregotti. È quest’ultimo a risultare vincitore nel 1988. Da quel momento parte un grande progetto di riqualificazione che vede lo stabilimento trasformarsi progressivamente in università, Centri di ricerca, residenze, luoghi di cultura. A ricordare il passato industriale dell’area, la torre di raffreddamento inserita da Vittorio Gregotti all’interno degli Headquarters Pirelli.

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"The Cal"

Gli anni Sessanta sono contraddistinti dalla nascita, come strategia di marketing di Pirelli UK Ltd, del Calendario Pirelli, finalizzato a superare la concorrenza domestica restituendo l’evoluzione dei costumi e della società attraverso gli scatti dei più prestigiosi fotografi. Alle oltre 48 edizioni di “The Cal” hanno partecipato più di 37 artisti capaci di infrangere i taboo di ogni epoca: da Uwe Ommer a Barry Lategan, da Arthur Elgort a Leni Riefenstahl fino a Bruce Weber, Steve McCurry, Annie Leibovitz e i più recenti Paolo Roversi (2020) e Byan Adams, a cui è stato affidato il Calendario celebrativo dei 150 anni (2022). Negli stessi anni, lo storico cortometraggio promozionale “La lepre e la tartaruga”, diretto da Hugh Hudson, in cui un grande articolato di Pirelli e una Jaguar attraversano l’Autostrada del Sole sulle melodie di Vivaldi e di Bon Allen in una gara che esalta i prodotti Pirelli.

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1907: Pechino Parigi

Il prestigio di Pirelli nel settore pneumatici aumenta e trova conferma grazie alla vittoria del primo raid transcontinentale: la Pechino-Parigi del 1907. L’equipaggio del Principe Scipione Borghese taglia il traguardo con quindici giorni di anticipo rispetto agli avversari, su un’Itala gommata Pirelli. Tra fango, polvere, strade mai battute prima su ruote, i pneumatici destano lo stupore e l’ammirazione non solo del Principe, che scriverà di suo pugno un telegramma a Giovanni Battista Pirelli per congratularsi della qualità riscontrata, ma anche del grande pubblico. La scelta di pneumatici tutti della stessa dimensione e la loro resistenza permise solo tre cambi gomme e il superamento di ostacoli che invece rallentarono altre squadre.

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I mille volti della gomma

Inizialmente, Pirelli si concentrò su una diversificazione della produzione. Oltre a pneumatici e cavi elettrici, diede il via alla produzione di tutti quegli oggetti realizzabili tramite la gomma utili per il grande pubblico: dal lastex, le cuffie, boule dell’acqua calda, soprascarpe, tacchi e suole fino ai giocattoli per bambini. Diretto dal 1952 da Bruno Munari, il reparto di giocattoli si distinse in più occasioni. Tra queste, la vittoria del Compasso d’Oro, il più importante premio al design, per la creazione della Scimmietta Zizì (il primo pupazzo “interattivo” perché dotato di un’anima in fil di ferro circondata dalla neo-brevettata gommapiuma) e il Gatto Meo Romeo. Tra i diversificati, attira l’attenzione dei grandi designer anche la tanica di benzina oggi esposta al MoMa di New York, grazie alla quale si unirono estetica e praticità andando incontro alle esigenze quotidiane dei consumatori.

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Luigi Emanueli

Il nome di Luigi Emanueli è legato ad alcune tra le più importanti invenzioni di casa Pirelli. Nato a Milano nel 1883, Emanueli entra alla Pirelli nel 1907, subito dopo la laurea in ingegneria industriale elettrotecnica. Grazie ai suoi studi sul comportamento dei materiali isolanti e sul fenomeno della dissipazione di energia in questi ultimi, alla fine della prima guerra mondiale, Emanueli realizza un cavo che rivoluziona il trasporto dell’energia elettrica, poiché è capace di sostenere altissime tensioni. Con il cavo a olio fluido, o “cavo Emanueli”, brevettato nel 1924, vengono illuminate New York, Chicago, Parigi. Dopo la seconda guerra mondiale, la ricerca di Emanueli si estende al campo della gomma, raggiungendo anche qui importati risultati. Sotto la sua guida, Pirelli sviluppa il suo primo pneumatico radiale, il Cinturato, un nome destinato a entrare nella storia.

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Sostenibilità al primo posto

Strategia di lungo periodo sui cambiamenti climatici, economia circolare, materie prime sostenibili, tecnologia e innovazione al servizio di un futuro “sostenibile”. Sono solo alcuni degli asset aziendali messi in campo da Pirelli per raggiungere i propri obiettivi secondo l’Agenda 2030 trovando espressione in prodotti come il Cinturato P7 Blue (campione di efficienza energetica grazie alla riduzione di CO2 e carburante) al P Zero FSC (certificato di gestione forestale guadagnato grazie al primo pneumatico in gomma naturale e rayon derivato da piantagioni che preservano la biodiversità e apportano benefici alle comunità locali e ai lavoratori). E ancora, un “Piano industriale” che 2025-2030 che guarda non solo a innovazioni tecnologico-digitali capaci di influire positivamente dalle materie prime ai processi produttivi, ma anche alla carbon neutrality entro il 2030.

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Storia del logo

Rimasto libero da regole grafiche fino agli anni Ottanta, il logo Pirelli fa la sua prima apparizione negli Stati Uniti nel 1907 su un segnalibro rosa in cui “Pneumatici Pirelli” è riportato per la prima volta con entrambe le P allungate. Negli anni evolve, cambia colore, stile, carattere. Grandi grafici e artisti realizzano efficaci pubblicità utilizzando il logo come elemento grafico vero e proprio: Stanley Charles Roowy lo trasforma in una vettura da corsa, Bob Noorda lo curva in un pneumatico tondo. Ma la P che si estende sopra le altre lettere rimane una costante fino a quando, nel Dopoguerra, un manuale ne detta le corrette regole di creazione e utilizzo grazie al disegno di Salvatore Gregoretti prima e ai riferimenti cromatici di Pierluigi Cerri.

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